Set 28, 2015 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La partecipazione come metodo, la capacità di dialogare rispettando non solo idee e convinzioni diverse, ma anche le sofferenze dell’altro; una biodiversità che valorizzi le ricchezze culturali, il non accontentarsi della “giustizia del già, ma cercare quella del non ancora”, trasformare l’indignazione in azione collettiva per cambiare il mondo. Questi i valori che sostanziano le decine di azioni e progetti, espressione della vitalità della società civile italiana oggi. Si è conclusa con una pluralità di voci, azioni e stimoli che partono “dal basso”, in Italia e non solo la sesta edizione di LoppianoLab. Oltre 2.000 le presenze che hanno qualificato il confronto e il dialogo tra imprenditori, politici, docenti, cittadini, giovani, comunicatori e amministratori locali: insomma, la società civile nella sua molteplicità di espressione.

Mons. Nunzio Galantino, Segretario Conferenza Episcopale Italiana
“Non dobbiamo arrenderci alla crisi attuale. Siamo qui per trovare delle luci”. Mons. Nunzio Galantino, segretario CEI, parte dal pensiero antropologico di Antonio Rosmini, grande pensatore, nel suo intervento all’appuntamento culturale di LoppianoLab promosso dall’Istituto Universitario Sophia (IUS) e da Città Nuova, la sera del 25 settembre su “Un’idea di persona, un’idea di società, un’idea di economia. L’umanesimo di Antonio Rosmini”. “Chiudersi all’altro e negare la relazione significa negare sé stessi – continua il segretario CEI, facendo eco alle parole statunitensi di papa Francesco di questi ultimi giorni – occorre recuperare input culturali forti che aiutino l’umanità ad affrontare la crisi culturale prima ancora che umanitaria che il mondo sta vivendo”. Aggiunge poi che è il tempo attuale con i suoi muri, le sue contraddizioni e le sue molte domande esistenziali sul senso e il destino dell’uomo a richiedere una visione unitaria e completa della persona non governata solo dalle scienze, ma fatta anche di spirito, relazione, prossimità. Le piste di LoppianoLab 2015 Cittadinanza attiva – Riprendendo le parole di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Lucia Fronza Crepaz, coordinatrice progetti Scuola di Preparazione Sociale, Trento, nel convegno centrale del 26 settembre “Oltre la paura”, ha così sostanziato il compito sociale di chi fa politica: “Non vogliamo fare azione ‘per i poveri’, ma con i poveri perché sono soggetti e misura della società che vogliamo costruire e ha indicato la città come “palestra” della fraternità universale. Le ha fatto eco Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food e Terra Madre, confermando che la cittadinanza attiva è il luogo generativo di nuovi contadini, nuove aziende, di consumatori consapevoli. Profonda la consonanza con l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco per la quale ha scritto la prefazione ad una delle edizioni uscite in libreria. “Un’opportunità – ha dichiarato – inaspettata. Di tutto poteva capitarmi nella vita, ma non avrei mai creduto che a 67 anni mi telefonasse un papa, a me agnostico. Questo è nuovo umanesimo. Ne avevamo bisogno. Non esiste oggi al mondo un leader politico più incisivo, visionario, concreto di questo papa”. Il sociologo Mauro Magatti aggiunge: “Se non recuperiamo la dimensione della relazionalità come tratto distintivo della nostra condizione, l’umanità è destinata a soccombere. Bisogna tornare a ‘produrre valore’ insieme agli altri”. 
Luigi Bobba, sottosegretario Ministero del Lavoro – Luigino Bruni, economista
Impegno civile – Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha definito il tempo attuale un vento di novità di cui sfruttare l’energia per dar vita a istituzioni capaci di dar forma al cambiamento. È in piena sintonia l’economista Luigino Bruni quando afferma che le minoranze possono cambiare il mondo e sono capaci di trasformare l’indignazione in azione politica ed economica collettiva. Cultura del dialogo – “È necessario superare la prospettiva eurocentrica, quando si parla di migrazioni: non sono solo un fatto umanitario, ma questione di politica internazionale”. Così Pasquale Ferrara, diplomatico e segretario generale Istituto Universitario Europeo di Firenze. “I migranti sono la testimonianza tragica dei mutamenti storici. Con loro cammina la storia e si rendono manifesti tutti i nodi irrisolti della politica internazionale. Tutti gli uomini sono destinatari della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Essa crea una seconda cittadinanza, per questo nessuno può esser considerato clandestino e nessuno illegale”. 
Vincenzo Morgante, direttore TGR Rai – Michele Zanzucchi, direttore Città Nuova
È Vincenzo Morgante, direttore del TGR RAI a dar voce al mondo della comunicazione, osservatorio privilegiato della “capacità” di dialogo nelle comunità italiane. “Attraverso il lavoro delle testate regionali mi rendo conto che la cultura del dialogo c’è, ma non è sufficientemente incrementata. Prevale spesso quella dello scontro. Occorrerebbe parlare un po’ meno dei fenomeni e un po’ più delle storie, delle persone che stanno dentro di essi”. L’edizione 2015 di LoppianoLab si conclude anche con un’ampia partecipazione tramite i Social, ma i progetti, le azioni e l’impegno concreto e quotidiano di migliaia di cittadini continua sul campo. Si lavora a ricostruire un tessuto sociale spesso lacerato, attraverso processi di riconciliazione e ricostruzione di comunità che non siano sono l’assemblaggio di una molteplicità d’interessi, ma capaci di una presa di coscienza personale e collettiva. Fonte: Comunicato Stampa Servizio Informazione Focolari Loppiano Leggi anche: Città Nuova online: Giustizia sociale. Segnali di vita dopo la lunga notte Galantino: la comunione è una risposta alla crisi Essere musulmani al tempo dell’Isis Alleanza uomo-donna (e bambini) Muri contro gli immigrati e l’accoglienza secondo Rosmini GeneriAMO idee Loppiano.it Dalla Convention EdC il microcredito per l’Economia di Comunione Mons. Nunzio Galantino: Solo una visione unitaria della persona può ricomporre le divisioni dell’umanità (altro…)
Set 26, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Già giovedì appaiono i cartelli:“Welcome, Holy Father” dappertutto. Il tassista guarda il Papa alla TV e non rimane indifferente: “Lei andrà dal Papa domani? Congratulazioni!” “Il Papa attira perché è autentico”, dice un signore nel treno, non cattolico. Ha ragione. Francesco non ha bisogno di attirare attenzione o guadagnare simpatie. E così ha dato una lezione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: dallo sviluppo sostenibile e al cambiamento del clima fino ai profughi: “Non possiamo spaventarci dei numeri… dobbiamo guardare le loro facce e sentire le loro storie”, ha detto a Washington. E all’ONU: “Ogni uomo deve avere accesso effettivo ai beni materiali e spirituali indispensabili: abitazione propria, lavoro dignitoso e debitamente remunerato, alimentazione adeguata, acqua potabile e libertà religiosa”. Critica nuovamente e fortemente il narcotraffico, lo sfruttamento sessuale delle persone, e il traffico delle armi, come già aveva espressochiaramente al Congresso degli Stati Uniti: mettere da parte le divisioni e le lotte tra i partiti e aiutare i poveri. Gli sta a cuore la sacralità di ogni essere umano e, alla fine del suo lungo discorso, le ovazioni non finiscono. Il Papa se ne va salutando la gente dalla sua auto Fiat che veramente sembra piccolissima in mezzo alle grandi limousine.
Al Ground Zero lo aspettano per pregare insieme per la pace, 500 rappresentanti di diverse religioni. “Era così significativo per la diversità di questa nazione” ha affermato Sue Kopp, focolarina di New York, che ha potuto partecipare alla cerimonia.“A me sembrava che questo luogo sacro, segnato da così grande sofferenza, si fosse trasformato in un luogo di speranza, dove il sogno di una civiltà dell’amore diventava realtà”. “Il papa – aggiunge Joe Klock, di New Humanity (ONG internazionale accreditata all’ONU) – ha sottolineato l’importanza di costruire l’unità nella diversità, dove la pace e l’amore vero regnano tra le nazioni e i cuori di tutti. Questo ci mostra come c’è bisogno della spiritualità dell’unità che è proprio fatta per il nostro Paese!”.
Anche a New York, il Papa ha visitato alcune opere caritative, tra cui una scuola modello ad Harlem. E poi, al Central Park. 80.000 i fortunati che sono riusciti ad avere i biglietti, aspettando per ore, solo per poterlo vedere. La messa è stata celebrata al Madison Square Garden, dove normalmente riempiono i posti le star di pallacanestro e i cantanti. Le persone hanno aspettato per ore per poter entrare nella sala, ma nessuno si è lamentato. Poi la grande sorpresa: Papa Francesco è arrivato 20 minuti prima del previsto! L’altare, la sedia e l’ambone sono stati realizzati da dei semplici artigiani. È sembrato al Cardinal Timothy Dolan che il Papa avrebbe apprezzato questo di più che pezzi preziosi fatti da un designer. E qui Francesco è diventato il pastore di questa città enorme, riferendosi alla lettura dal libro di Isaia 9,1: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”. Parla delle difficoltà delle città multiculturali dove non si vede la luce in mezzo a tanto smog, “Ma Gesù cammina oggi sulle nostre strade”, continua e invita tutti ad uscire verso gli altri, con un cuore di “padre misericordioso che aspetta che i suoi figli e le sue figlie ritornino a casa”. La chiesa è viva nelle città, ha ribadito il Papa, e così i cristiani devono essere testimoni della luce della Buona Novella. L’applauso non finisce più. Come in tutti i Paesi, anche negli Stati Uniti, il Papa ha toccato il cuore di ciascuno. (altro…)
Set 26, 2015 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il figlio scomparso «Mio figlio, nell’età critica dell’adolescenza, forse per la cattiva influenza di amici, scomparve senza dare più notizie. La sera andavo fuori a cercarlo tra i barboni. La mia disperazione creò incomprensione con mio marito. Rischiavo di trascurare non solo lui ma gli altri due figli. Un giorno raccontai che andando in giro avevo incontrato tanti giovani soli che per la droga si erano ridotti sulla strada. Gli altri figli si offrirono di accompagnarmi per portare cibo e vestiario. Da allora la vita in famiglia cambiò. Quella tragedia ci aveva aperto gli occhi». (M. J. – Svizzera) In ospedale «L’ammalato grave accanto al mio letto mi confida che non crede; spera di morire al più presto. Lo ascolto a lungo, poi mi viene da dirgli: «Io penso che compito di noi uomini sia di valorizzare la vita in ogni sua tappa, sia che siamo sani (col lavoro e gli altri impegni), sia che siamo ammalati (con le cure, i dolori, le terapie, il rapporto con gli infermieri, i parenti e gli altri ammalati). La morte potrà poi venire, ma noi saremo quello che abbiamo fatto valorizzando la vita che ci è data». L’altro sembra più sereno. A sera accoglie la figlia perfino con un sorriso, lui che è sempre cupo. Forse stanotte riposerà più disteso». (D.B. – Trento, Italia) In carcere «Rosa doveva andare l’indomani a insegnare in un carcere militare fuorimano e non disponeva di auto. Mi sono offerto di farlo io, spostando diversi impegni. Il giorno dopo, durante il tragitto, ho cercato di tranquillizzare l’amica: il tempo in attesa fuori dal carcere l’avrei offerto come preghiera per lei. Così ho fatto, mentre lei era dentro. Dopo un paio d’ore l’ho vista uscire raggiante per il rapporto stabilito con i nuovi alunni; aveva sentito il sostegno della mia preghiera. Adesso si reca in carcere autonomamente, ma le resta forte l’esperienza di condivisione vissuta». (C. D. – Campania, Italia) Il militare della guardia presidenziale «Corneille è studente all’università di Kinshasa. Settimana scorsa stava lì, davanti ad una facoltà, insieme ai suoi amici. Si avvicina un militare della guardia presidenziale. Chiede aiuto per il suo bambino gravemente ammalato. Gli studenti si guardano, le mani in tasca. Anche Corneille mette le mani in tasca. Ci trova: a sinistra il foglio della Parola di Vita, a destra qualche soldino. Ci pensa un momento, poi porge i soldi al militare. Rimasti soli, gli amici dicono: “Sei matto, dare i tuoi soldi proprio a lui!”. Allora Corneille dà loro la Parola di Vita. La leggono, e poi uno dice: “Sei davvero coerente. Mi piace». (C. – Repubblica Democratica del Congo) (altro…)
Set 25, 2015 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Susanne Janssen – Direttrice Living City Magazine
«È un segno di speranza per un nuovo slancio nella Chiesa, perché la Chiesa ha sempre bisogno di rinnovarsi per andare incontro alle persone di oggi. Papa Francesco, con la sua autenticità, sicuramente può dare degli impulsi perché la Chiesa degli Stati Uniti possa diventare più come Gesù la vuole: una Chiesa povera, accogliente e senza divisioni. Penso anche che il Papa riesca a spalancare la nostra mente a guardare il mondo. Alcune cose non sono così importanti se pensiamo al dramma dei profughi, alle guerre, ai poveri…». Leggendo i giornali, questo è un viaggio che attrae non solo i cattolici. Cosa si attendono gli americani? «Penso che, come in tutto il mondo, il Papa attragga le persone anche non cattoliche e non cristiane perché osa dire le verità che non sono comode. Così, gli americani si aspettano una grande sincerità, toccando anche aspetti controversi; ma soprattutto si aspettano di toccare da vicino l’amore di Papa Francesco per ciascuna persona. Il “New York Times” si aspetta che i momenti più memorabili della sua visita non verranno dagli incontri di Francesco con uomini politici o vescovi, ma con i giovani, i senzatetto, gli immigrati, per ridare speranza al Paese. Varie testate, come “US Magazine”, “Life Magazine” hanno preparato edizioni speciali su di lui. La Cnn farà un documentario e anche gli altri canali televisivi parlano tanto del Papa». Susanne, tu sei newyorkese: come New York attende il Papa? «Direi, in grande stile, come gli abitanti di New York sanno fare… C’è grande attesa, anche se milioni di abitanti non vedranno il Papa di persona: gli incontri all’Onu e a “Ground Zero” sono riservati. Però, il Papa passerà dalla strada che attraversa il Central Park e ci sarà la al Madison Square Garden, con rappresentanti di diverse nazioni e compagnie. Per la difficoltà di selezionare le persone a cui dare i biglietti, la città stessa ha organizzato lotterie pubbliche via Internet, dando ogni volta 10 mila biglietti. La cosa straordinaria è che appena aperta la pagina web sono stati distribuiti tutti i biglietti in 30 secondi!». Molti capi di Stato e di governo sono a New York per la 70.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove parlerà il Papa. Cosa ti aspetti? «È veramente una possibilità unica. Se c’è qualcuno che può dare una nuova vita alle Nazioni Unite, tante volte impotenti davanti alle crisi, forse è il Papa. È un’autorità morale rispettata anche fuori dalla Chiesa cattolica, credibile perché vive ciò che dice. Speriamo che possa ispirare tanti politici a guardare ai poveri e agli emarginati e a sottolineare che siamo responsabili dei nostri fratelli e più che mai tutti collegati».
Massime sono le misure di sicurezza: come vivete, voi, questo momento? «Non è una cosa insolita qui. Per gli americani – soprattutto a New York e Washington – fa parte della normalità avere queste misure di super-sicurezza. Si pensa che sia meglio fare di più che di meno». La presenza del Papa porta un seme di speranza? «Decisamente sì. Lui porta la speranza perché rimette in evidenza l’importanza assoluta di lavorare per la pace. Il Papa distingue chiaramente tra la religione e l’uso di una religione per fare la guerra. Lui è a favore del dialogo: è una cosa importantissima nel mondo di oggi. Non possiamo fermarci dalla paura dell’altro, dal diverso da noi. Siamo chiamati tutti ad essere fratelli e sorelle». Se potessi dire qualcosa al Papa, cosa gli diresti? «Grazie. Grazie per il suo coraggio e la sua autenticità. Lui dà alla Chiesa un volto nuovo eppure antico: quello di una famiglia in cui ci sono regole, sì, ma soprattutto prevalgono l’amore, la compassione e la benevolenza». Fonte: Radio Vaticana
Set 24, 2015 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Abbiamo delle possibilità di reagire alla situazione attuale con forme di riorganizzazione, se vogliamo anche imperfette, ma che mettono insieme i Paesi, e persone di vario ambito. In Europa abbiamo un problema di una unità imperfetta, che bisogna portare avanti, e che oggi con l’emigrazione sentiamo essere indispensabile per il nostro futuro». Lo dichiara Romano Prodi, due volte Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana e già Presidente della Commissione Europea, economista, accademico e politico, in un’intervista a margine dell’incontro dei delegati dei Focolari nel mondo. E continua: « Le ragioni di speranza le dobbiamo costruire in modo diverso, a seconda delle diverse parti del mondo. Quindi abbiamo bisogno di energie che vengono dal basso. In Medio Oriente c’è bisogno invece che i potenti della terra dialoghino fra di loro perché se no non si risolve nulla». È il 21 settembre, e ha inizio al Centro internazionale di Castel Gandolfo la seconda settimana di lavoro, con una sessione dal titolo: “Il mondo tende all’unità. Uno sguardo socio-politico”. Argomento impegnativo, ma coerente e integrato con il tema dell’unità, approfondito quest’anno dai Focolari, e che è trasversale a tutto il programma.
Insieme a Romano Prodi, c’è Pasquale Ferrara, diplomatico, segretario generale dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, con attività accademica e di ricerca nell’ambito delle relazioni internazionali. «La globalizzazione ha degli effetti positivi – afferma -. Però ha un problema: che non è universale, rappresenta il tentativo di estendere a tutto il mondo un unico modello economico, il modello liberista, e un unico modello che è quello della democrazia liberale in ambito politico». Da qui il suo invito ad «ascoltare le esigenze di tutti i popoli della terra», perché non esistono «popoli di serie A e di serie B, membri del Consiglio di Sicurezza e tutto il resto. Dobbiamo tenere conto di tutte le esigenze espresse da tutti i popoli». Una proposta? «Partire dal basso, costruire la società civile, internazionale. Abbiamo troppa fiducia nelle istituzioni, nei governi, nelle organizzazioni, nelle autorità, che sono importanti. Ma in molte situazioni, soprattutto in società divise all’interno dei Paesi che devono affrontare, ad esempio, processi di riconciliazione, è fondamentale che quest’opera parta dai rapporti interpersonali, dai rapporti intercomunitari, con la consapevolezza che si sta facendo un’opera di ricostruzione politica, civile, sociale e istituzionale». Interventi stimolanti e in dialogo con una platea realmente rappresentativa di tutte le aree del mondo, con le proprie attese, sfide e risorse. I due esperti hanno offerto una lettura documentata sull’attuale situazione sociopolitica mondiale, complessa e in continuo mutamento. Un contributo che ha arricchito la riflessione circa l’ apporto reale di quanti fanno propri gli ideali dei Focolari e desiderano concorrere alla realizzazione della fraternità universale e alla costruzione della pace. Guarda l’intervista completa in italiano: https://vimeo.com/140062041 (altro…)
Set 23, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Da giovedì 17 settembre – giorno del colpo di stato – siamo tutti a casa: scuole, uffici, negozi, tutto chiuso. Scarseggiano la benzina e i viveri, e se riesci a trovare qualcosa, i prezzi sono raddoppiati”, spiega Aurora De Oliveira del Focolare di Bobo-Dioulasso, seconda città del Burkina Faso. Lì la protesta si sente, ma non così forte come nella capitale Ouagadougou (1.500.000 ab.), teatro delle principali vicende dell’ultima settimana dove ci sono stati più di cento feriti e almeno dieci morti. “È una popolazione determinata che non vuole più essere soggiogata. Nelle grandi città del Burkina Faso hanno tutti manifestato, però nella pace. C’è anche tanta paura, non bisogna negarlo, perché la guerra può esplodere da un momento all’altro”. “Le attività a Ouaga – dove è entrato l’esercito – sono rallentate”, scrive Jacques Sawadogo, della comunità dei Focolari nella capitale. “Banche, negozi, stazioni sono chiusi. Vanno avanti piccole attività di sussistenza. Come membri del Movimento a Ouagadougou, cerchiamo di rimanere in contatto, via email o telefonicamente. Cerchiamo di essere artigiani di pace nelle azioni e nelle parole”. Raggiungiamo telefonicamente anche padre Sylvestre Sanou, vicario generale della diocesi di Bobo-Dioulasso. La situazione è in continua evoluzione e si teme che possa degenerare. “C’è sciopero generale in tutto il Paese – spiega p. Sylvestre – In realtà non si è trattato di un vero e proprio colpo di stato, ma dell’irrompere di un piccolo gruppo della Guardia Presidenziale, guidato dal generale Gilbert Diendéré, vicino all’ex presidente Blaise Compaoré, salito al potere con un colpo di stato nell’ottobre 1987 e costretto a fuggire dopo 27 anni, solo nell’ottobre 2014, dopo giorni di protesta popolare. Da allora è rifugiato in Costa d’Avorio. “Il generale Diendéré ha tentato di negoziare la sua immunità, da quanto si capisce, dopo aver agito per tanti anni come mano destra del presidente Compaoré”. Non si tratta dunque di conflitti religiosi, tra musulmani (50%), cristiani (30%) o religioni tradizionali (20%) ma di natura politica. “L’esercito sembra prendere posizione a favore della popolazione, e anche i governatori delle diverse regioni sono contrari al “golpe”; persino nel paese natale di Diendéré è stata bruciata la sua casa. Violenza chiama violenza”, continua p. Sylvestre. “Il 22 settembre siamo stati col fiato sospeso per l’ultimatum dell’esercito, giunto nella capitale da 4 città. Il futuro politico del Paese è incerto, nonostante la mediazione dei presidenti di Benin e Senegal, a nome del CEDEAO (Communauté Economique Des Etats de l’Afrique de l’Ouest) e il ritorno del presidente della transizione del Burkina Faso, Michel Kafando ed anche del primo ministro Isaac Zida (arrestati e poi rilasciati)”. “Ero appena arrivato da un soggiorno nella cittadella “Victoria” del Movimento dei Focolari in Costa d’Avorio e mi sono trovato in questa situazione” conclude p. Sanou.” È stato bloccato il processo in corso che trovava i diversi partiti in dialogo e che stava arrivando ad un certo consenso. Ma ora è tutto saltato. Preghiamo perché si trovi una soluzione senza spargimento di sangue e velocemente. Intanto, con i sacerdoti, religiosi/e e catechisti/e della diocesi abbiamo iniziato, con il nostro vescovo, l’incontro pastorale programmato prima di questi eventi. Ci sembra importante andare avanti e pregare per la nostra gente e il nostro Paese”. “Come stiamo vivendo? All’inizio eravamo arrabbiati, delusi – confida Aurora De Oliveira – perché dopo i fatti del 2014 la situazione politica stava andando bene. A un passo dalle elezioni, previste inizialmente per l’11 ottobre (e adesso spostate al 22 novembre), arriva un gruppo armato e manda all’aria tutto. Questa è stata la prima reazione, che ci faceva sentire il bisogno di protestare. Il passo successivo è stato quello di riconoscere in questo dolore un volto di Gesù Abbandonato, e quindi cercare di rinsaldare l’unità tra noi per poter trasmettere la pace e il perdono. Abbiamo cercato di contattare quanti condividono la spiritualità dell’unità, perché l’amore deve vincere”. “Continuiamo a pregare e a vivere nell’unità più serrata con voi tutti, sicuri della protezione di Maria”, scrive la presidente dei Focolari Maria Voce alla comunità del Burkina Faso, mentre è in corso il raduno dei delegati dei Focolari di varie nazioni, che rende più vicine le attese e i dolori di tante parti del mondo. https://vimeo.com/140074710 (altro…)